Riflessioni…

Giovedì 23 gennaio 2020

“Il campionato è chiuso”.

Questa è una delle frasi automatiche e, ancor più, viscerali che si dicono nello sport. Frasi che arrivano dalla superficialità diffusa e da un atteggiamento poco volto ad ascoltarsi, ad indagare, a razionalizzare e a osservare le cose per come realmente sono.

Distinguiamo la pancia e la ragione.

Questo ed altro, questo ed oltre, in tal audio…

 

Martedì 12 novembre 2019

Il concetto di risultato nello sport, nella vita. Il concetto che il risultato pare essere la cosa più importante e a volte anche l’unica cosa importante in questa società malata. A mio parere non dovrebbe essere così, tuttavia è così.

La mia lotta perché possa non essere più così.

Ecco le mie riflessioni a tal proposito.

 

Lunedì 19 agosto 2019

Ritorno sul tema Kyrgios, con il seguente audio…

Vero è che nel precedente audio non mi soffermai sulle sue negatività. Vero è altresì che di base, parlando di Kyrgios, non ci si sofferma anche sulle sue meravigliose qualità, accanendosi invece eccessivamente sulle sue negatività.

E’ un anche ciò che vado esprimendo.

Ecco…

 

Sabato 10 agosto 2019

 

Quante volte avete detto o avete sentito dire “Questo non è tennis!”?

In un audio le mie riflessioni sulle rigidità dietro a tale espressione, spesso dichiarata dinanzi a un tennis per cui siamo insofferenti… Con qualche suggerimento per vincere questo schema mentale.

 

 

Lunedì 5 agosto 2019

Le mie riflessioni su Nick Kyrgios. Uomo spesso criticato quanto amato. Diverso, ribelle, talento puro come direbbe mio padre. E spunto di interessanti riflessioni, anche e soprattutto in positivo.

 

Lunedì 15 luglio 2019

I miei pensieri a riguardo della finale di Wimbledon 2019 e a riguardo delle reazioni delle genti dinanzi la finale di Wimbledon.

 

Sabato 11 maggio 2019

Tal giorno andò oltre.
Seppe anche solo per qualche istante staccarsi dall’obiettivo di vincere, soffermandosi sul divertimento, sul divertimento evolutivo.
Fece un colpo tra le gambe, lui che tanto concreto e semplice è. Fece un ace ridendo. E seppe anche vincere. Lei due cose insieme: liberarsi e vincere. Andò oltre.

 

Martedì 7 maggio 2019

La verità è che, nonostante il benessere provato, fiutavo superficialità.
Che fosse solo una mia sensazione oppure era anche realtà?

 

Venerdì 22 marzo 2019

Il Benessere aleggiava nell’aria, ancor prima nella mia mente.
Era come se durante le prime ore di lezione ma, ancor prima, al di là delle ore di lezione, la mia mente non fosse più razionale, bensì connessa a un qualcosa che andasse oltre, ad una sensazione leggera e profonda.
Le battute, la connessione con gli allievi, l’empatia. Tutto andava nella direzione della leggerezza e della profondità.
Ed io mi sentivo leggero, fluido, in un Benessere non banale, bensì evoluto.

 

Giovedì 14 marzo 2019

All’improvviso Saimon il grande fece girare la palla in top spin di rovescio come mai fece sino ad allora. Lo fece dopo mesi di tentativi. Ed io allora fui felice dentro della scoperta che lavorando si possono raggiungere gli esiti sperati.

La lezione dopo Saimon il grande non seppe più fare girare la pallina come fece la lezione precedente. E allora io mi dissi: ma lo vedi che può essere tutto casuale e di circostanza?

Ma un’altra voce, quella più matura, mi disse: fallo continuare a lavorare e vedrai che prima o poi di circostanze casuali non ce ne saranno più. La palla girerà ogni qualvolta Saimon il grande vorrà farla girare. Fiducia nel percorso.

 

Lunedì 11 febbraio 2019

Ed eccola che torna, quella sensazione…

La sensazione di non fare abbastanza, di non essere abbastanza. Più di non fare che di non essere, in realtà.

E alcuni miei allievi progrediscono, si evolvono. Ma dipenderà da loro? Da me? Da entrambi?

E’ una questione di talento dell’allievo o veramente li ho aiutati a crescere? E allora perché altri allievi non crescono o sembra che non crescano?

 

 

Martedì 18 dicembre 2018

E finalmente girava!

Un anno di stimoli, di cose dette e ridette… E alla fine girava questa pallina!

Il primo top spin di un bimbo di 11 anni, tanto esile, tanto  gracile, tanto sensibile.

E più di tante cose dette, il consiglio di un compagno che già la faceva girare. Un consiglio che andava nella direzione del sentire.

“Ricordati il telone. Appoggia la racchetta sul telone e fai il movimento”.

Quasi a fargli capire il movimento attraverso un gesto non tennistico. 

E finalmente girava!

 

Domenica 16 dicembre 2018

Ed eccoci qua, alla vittoria.

La vittoria della squadra, la mia prima vittoria da allenatore. In realtà, ora che focalizzo, è la seconda.

Al tempo fu il Campionato dell’amicizia femminile… Tuttavia troppo forti eravamo, ed io seguivo ben poco le ragazze per considerarle mie allieve.

Ora sì, vinco da allenatore di miei allievi, seguiti e riveriti e ricompensato da una totale dedizione degli stessi.

Evento sognato da tempo, dopo due sconfitte con gli stessi, una l’anno scorso, una l’anno prima. Sconfitte maturate in finale.

E allora è l’idea di eterno secondo che sentivo, che percepivo nell’aria.

Quanti dolori per quelle sconfitte, quante amarezze, quanto desiderare tale vittoria… Che ora c’è.

Soltanto che, ora che c’è, non ne riesco pienamente a sorridere. Quasi fosse una cosa normale, il vincere, quando in realtà non lo è mai stato per me, per noi.

Non ne riesco a gioire perché sono tutta testa, sono nei pensieri e non gioisco… Ma forse è una maturità il mio non gioire e “soltanto” sorriderne. Soltanto che non riesco a sorriderne a pieno… Non lo sento il sorriso… Sono stato molto testa. Troppo testa, ancora una volta. 

Già per me è difficile staccarmi dalla testa quando gioco. Lo è di più quando seguo, quando alleno. E’ un peccato.

Non dico che vorrei gioire. Dico che vorrei almeno sorridere pienamente.

 

 

Lunedì 10 dicembre 2018

Tecnica, tattica e trallalla. Basta!

Ciò che devo fare è soltanto fare in modo che i miei allievi si trovino nelle diverse situazioni. Io devo farli lavorare nelle diverse situazioni tennistiche e far trovare loro la soluzione.

L’apprendimento arriva da questo. Dalla continua ricerca di soluzioni non indotte, ma cercate dall’allievo.

Basta con l’insegnare la tecnica, le impugnature. E’ l’apertura della mente, è il mettere dinanzi all’allievo le mille strade che lo fa riflettere sul cosa e soprattutto sul come.

 

Venerdì 23 novembre 2018

Per i ragazzi è stata una giornata no. Ma il percorso di crescita è tracciato ed io devo porre le basi per la loro crescita. Punto.

 

Giovedì 22 novembre 2018

Che cosa ho imparato oggi?

Che anche una persona intelligente e presente può non afferrare in un contesto di disagio, eccitazione, non puro agio. Ecco che la comprensione e l’accettazione di tal non afferrata cosa sono due qualità ancora più importanti sulle quali io posso lavorare. Oltre all’essere ancora più chiaro quando spiego un esercizio, un pensiero.

 

Mercoledì 21 novembre 2018

Quant’è bello lavorare con menti aperte…

 

Martedì 20 novembre 2018

Oggi lavoriamo su questo. 

Stacchiamoci dal concetto di “fare il punto, vincere il punto, vincere l’avversario”.

Vorrei oggi ci soffermassimo sul concetto:

“Io gioco così, scelgo di giocare così, ci provo con tutto me stesso. Non ci riesco? Pace. Intanto ho allenato quella cosa.”

Spesso durante una partita io stesso sono schiavo del “funziona questo piuttosto che l’altro. Con questo faccio punto, con l’altro no”. Ma in realtà se provo con tutto me stesso a fare una cosa diversa, oltre ad allenarla spesso vinco anche il punto.

Quindi io credo che, entro certi limiti, sia una questione di convinzione. Se io alleno tanto la volée e l’approccio a rete, se poi lo faccio con convinzione spesso faccio punto anche se lo considero un azzardo.

Poi quando vorremo dare più importanza al risultato, mi dedicherò un po’ di più a una cosa che funziona, ma non farò solo quella cosa.

Quindi ora immaginate che il punto valga solo se avete quell’attitudine… altrimenti consideratevi sconfitti, perché non ci avete provato.

 

Domenica 18 novembre 2018

Imparate a fare tutto!

Poi, scegliete che cosa fare…

 

Sabato 17 novembre 2018

Devo essere ancora più chiaro, soprattutto nei concetti e nei contesti in cui ci tengo.

 

Venerdì 9 novembre 2018

Maestro: “Ormai ci sono un po’ troppe palline sgonfie in questo cesto. Mi sa che dovrò cambiarle…”

Allievo: “Ma il bello è proprio questo.”

M: “<3”

 

Giovedì 8 novembre 2018

Oggi lavoriamo con queste palle. Non sono nuove. Lavoriamo al massimo in queste difficili condizioni.

Ora accettiamo. In partita accettiamo. Accettiamo sempre.

Non c’è un dentro e un fuori dal campo. Siamo sempre dentro.

Qui ci sono delle righe a definire il nostro raggio d’azione. Fuori ci sono alcune regole, alcune convenzioni che vogliono in qualche modo limitare il nostro raggio d’azione. 

Noi possiamo fare in modo che qui non ci siano più righe e che il nostro raggio d’azione sia infinito. E fuori dal campo possiamo fare in modo di superare i nostri limiti e le nostre rigidità che ci impediscono una piena evoluzione.

Ora ci alleniamo su questo.

 

Senza luogo né tempo

Oggi siete state meravigliose. 

Ora di Benessere evolutivo, tra le più memorabili.

Sorriso e apprendimento.

Attraverso il sorriso e l’applicazione.

 

Lunedì 29 ottobre 2018

Io sono qui anche perché voglio imparare da voi.

 

Sabato 27 ottobre 2018

Sereno scambio, amore, fluidità nonostante gli opposti.

 

Mercoledì 24 ottobre 2018

Un allievo sul fatto che a lezione portavo la mia giacca di pelle nera.

“Oggi sei vestito da cowboy…”

“Già… Sto promuovendo il tennis a cavallo.”

 

Lunedì 22 ottobre 2018

 

Maestro: “Ragazzuoli, che cosa volete fare? Un doppio o un’americana?”

Allievo 1: “Doppio!”

Allievo 2″Americana!”

Allievo 3: “Sì! Americana!”

Allievo 4: “No! Doppio!”

Allievo 5: “Sì! Doppio! Anzi… Americana! Anzi…”

Maestro: “…”

Pausa.

Maestro: “Facciamo così… Siete in dispari… Andiamo per alzata di manico… Di mano…”

Allievo 1: “Doppio.”

Allievo 2: “Americana.”

Allievo 3: “Americana. Anzi, doppio!”

Allievo 4: “Doppio!”

Allievo 5: “Doppio! Anzi.. Americana. Anzi doppio!”

Maestro: “Sono un po’ in difficoltà.”

Pausa.

Allievo 2: “Sei tu il maestro… Secondo me dovresti decidere tu.”

Maestro: “<3”

 

 

Lunedì 22 ottobre 2018

E’ un anche quello che voglio esprimere, su quanto segue e su tutto il resto.

Il divertimento, il lasciarsi andare, il sorridere nonostante la tensione.

Quando vi chiedo di divertirvi, vi chiedo di divertirvi. Non vi sto chiedendo di abbandonare l’attenzione, la ricerca della calma, della convinzione, della parte tecnico-tattica. E’ un anche, è un’aggiunta. Si può fare! Posso essere attento a tutto e allo stesso modo posso sorridere e divertirmi.

Se non ricerchiamo il sorriso e il divertimento, che tra l’altro sono due cose diverse, il rischio è di rimanere tutto testa e poca spontaneità.

Secondo me, con la capacità di divertirsi e sorridere, si può tenere sempre viva la spontaneità e gestire al meglio le tensioni negative.

Ma occhio! E’ solo un anche. Il resto, per quanto mi riguarda, resta imprescindibile.

Questo, naturalmente, è il mio metodo. E funziona su di me. So bene che è una cosa difficile da mettere in pratica, abituati come siamo a gestire le cose in modo schematico, strutturato, quasi le cose non fossero un tutt’uno ma fossero separate l’una dall’altra. Ma è la vita tutta ad essere così: un’unione armonica del tutto.

Con voi può funzionare questo metodo? Apritevi ad esso e scopritelo! Siete sempre liberi di tornare sui vostri passi…

 

Venerdì 19 ottobre 2018

Allievo: “Lo sai perché il venerdì gioco meglio del mercoledì? Perché ho finito la scuola e vengo a giocare felice!”

Maestro: “Allora dobbiamo lavorare per essere felici anche di mercoledì!”

 

Mercoledì 17 ottobre 2018

Noi facciamo serve and volley non soltanto perché crediamo possa essere uno strumento utile a fare punto. Noi

facciamo serve and volley per la bellezza di farlo, per allenarlo, per allenarci. Noi facciamo serve and volley perché

l’andare secchi a rete, subito e spavaldi, è come quando nella vita si prende una decisione, una strada, e non si può

più tornare indietro. Noi facciamo serve and volley per fare serve and volley.

 

 Sabato 25 agosto 2018

Quest’anno, talmente romperò loro i coglioni su certi concetti, desidero che i miei allievi non vedano l’ora che finisca l’ora. E non appena finita l’ora desidero che non vedano l’ora che arrivi la successiva ora.

Dovrà, e qui mi si perdoni l’utilizzo del verbo dovere al posto del verbo potere considerato che il tempo passa ed è ormai quasi tardi per mettere in pratica talune cose, essere una sorta di applicazione totale del mio credo.

Io per primo dovrò impegnarmi sino al mio potenziale per essere anima e corpo presente al cospetto del percorso di crescita dei miei allievi. Se avvertirò dentro un seppur minimo cedimento, un seppure minimo passo indietro rispetto a tal intento, dovrò con forza d’animo e corpo risollevarmi e rimanere saldo e solido nell’essere fianco a fianco con i miei allievi.

L’applicazione deve essere totale e piena, fisicamente e spiritualmente.

Per quanto concerne i miei allievi, quest’anno subentrerà una sorta di chi mi ama, mi segua. Una sorta di “si fa così” a casa mia. Casa mia, regole mie. Non ti piacciono, non le condividi? Mi dispiace inifinitamente, ma se qui entri, qui ti applichi in tal modo e non in altro modo. Sei sempre libero di applicarti in altro modo, ma in tal altro modo non lo potrai fare qui.

Questo deve essere chiaro, sin dall’inizio, con una sorta di patto di sangue, di patto tra anime.

Il perché di tale mia decisione arriva da molto lontano, da infinite galassie di distanza. I parsec non basterebbero come unità di misura per definire tal distanza, tal lunghezza di percorso che mi ha convinto ad arrivare a ciò.

Inoltre, come pare infinito il numero di stelle del cielo notturno estivo così come di quello invernale, sono infinite le motivazioni che mi hanno portato a tale predisposizione. Innanzitutto, il mio benessere interiore. Sono stufo di stare male dentro nel vedere alcuni non applicarsi nel migliorarsi, nel superamento dei limiti. Sono stufo di soffrire dinanzi ad alcuni che vengono solo per divertirsi o per staccare. Va bene il benessere, ma non ci deve essere solo il benessere.

Ora basta.

Come io lavorerò sui miei limiti, tra tutti la mia incapacità di sorridere dinanzi alla superficialità e alla incapacità di lavorare per crescere, mi aspetto che chi spende delle energie presso la mia casa tennistica si impegni nel lavorare per migliorarsi, come tennista e come essere umano.

Qui non si viene per colpire palle. Qui si viene per buttarsi dentro al proprio inconscio tennistico (e non) al punto da non pensare ad altro durante le mie lezioni, al punto da sentire grandi cambiamenti dentro di sé, al punto da sentirsi in difficoltà e fatica tanto da contare i minuti che mancano alla fine della lezione. Ma il tutto dovrà essere così intenso, difficile, complesso ed allo stesso tempo salutare, bello e soddisfacente che al contempo gli stessi desidero sentiranno un immane desiderio di rimettersi all’opera, di tornare sul campo per proseguire il percorso di infiniti parsec che li separa dal presente a un futuro di incommensurabile gioia e consapevolezza.

Dipenderà da loro, dipenderà da me.

 

Martedì 8 maggio 2018

Avvertivo in tal mio allievo un freno, un’inibizione, forse più di quella percepita da sempre.

E allora lo invitai a riflettere su tal concetto: sei bravo a non sbagliare, non ti devi preoccupare del non sbagliare. Ora è il momento di liberarti, di aggredire.

Lui, giustamente, replicò che sarebbe già buono finire il gesto e non interromperlo a metà come spesso gli accade: si può difatti finire il gesto anche senza essere aggressivi.

Gli dissi bravo, cominciamo da questo.

La lezione finì con un doppietto. E tal allievo, in occasione del match point, chiuse la partita con un colpo al volo aggressivo, liberatorio, quando ai fini del punto neanche c’era la necessità di aggredire: bastava anche solo appoggiare.

Gli dissi bravo. E lui: “Mi sono liberato”.

 

Martedì 24 aprile 2018

 

Dinanzi a un bimbo spesso in ritardo nei colpi al volo, dichiarai:

“Puoi stare anche in posizione di attesa, ma se non sei in attesa non lo sei e basta…

In tal caso, meglio girarsi di spalle alla rete ed essere in attesa”

Questo pensiero è per chi dà alla forma un valore sostanziale quando invece la forma non necessariamente lo possiede. Anzi, spesso tal valore lo si trova solo nella sostanza.

 

Domenica 7 maggio 2017

Riflessioni sulle partite dei miei allievi in occasione dell’incontro Coppitalia Uisp maschile…

TENNIS BENESSERE vs BIANCAZZURRI

Risultato: vince Tennis Benessere

 

Pomeriggio che rimarrà dentro, forse per sempre.

La voglia, la coesione, la determinazione, la squadra, la gioia, la dedizione. La giornata ha portato la squadra ancora più vicino alla meta di Tennis Benessere. Meta che nulla ha a che vedere con il risultato, bensì con il come si arriva al risultato.

 

_ Sul singolo di Alessandro C.

L’inizio scoppiettante. La crisi profonda dovuta a un gioco molto fastidioso dell’avversario. Uno di quegli avversari che ha la qualità di non sbagliare e di rimettere sempre in gioco una palla alta e morbida.

Ale è andato in crisi, ha sudato. Ha trovato dinanzi un muro. L’ha sentito questo muro.

E, in un momento di inerzia a favore dell’avversario, ha ritrovato la calma. Come? Fischiettando una canzone tra un punto e l’altro.

Onore ad Ale e alla sua capacità di ritrovare la calma, l’armonia, il plasma. Si vince anche così. Canticchiando una canzone. Si cresce anche così. Lode anche perché ha espresso i valori di Tennis Benessere.

 

_ Sul singolo di Alessandro M.

La crescita tennistica è evidente. Gini ora non sparacchia più. Sa gestire, sa controllare, sa rallentare, sa aspettare. Ed è già una enorme crescita.

Sta dando priorità alla vittoria, piuttosto che ai grandi colpi. E questo, da un certo punto di vista, è una crescita.

Bisogna lavorare sul non farsi guidare dall’ansia, bensì sull’ascoltarla e basta…

Non è scappando dall’ansia, ne seguendola, che la si vince. L’ansia va ascoltata… senza paura. Così, se ne andrà…

E’ meraviglioso quanto Gini ci tenga, anche riguardo alle vittorie dei suoi compagni. Ma questa sua voglia incontrollata può essere un’arma a doppio taglio. Va gestita di più.

Ho la sensazione che Gini possa avere più coraggio di quello che sta già dimostrando.

Coraggio e serenità dentro. Aggressività e calma. Equilibrio.

 

_ Sul doppio Alessandro C. / Francesco G.

Non vi sono parole per descrivere al meglio quanto sia successo.

Ma ci provo.

Mi dicevo, dentro: “Finalmente… Finalmente vedo espresso il potenziale di due miei allievi… Vedo espresso lo stato di grazia… Vedo, in una partita ufficiale di miei allievi, la capacità di trovare lo stato di grazia e di rimanerci sino alla fine della partita”.

E’ incredibile. Anzi, è credibile dato che Francesco e Alessandro esprimono abitualmente i miei valori. Ed è meraviglioso come abbia visto i valori in cui credo, tutti espressi in una partita.

La coesione, la dedizione totale, l’ascolto, il non dire troppe parole, la disciplina, il coraggio, la calma, il divertirsi, la crescita, l’empatia. E mille altre cose. Tutte lì dentro.

Fra e Ale iniziarono male, causa anche due avversari molto forti.

La sensazione, dopo il primo set perso, era di una partita quasi senza storia a nostro sfavore. La sensazione era che in finale ci sarebbero andati loro.

“A me non me ne frega un cazzo di vedervi vincere o perdere. A me interessa che voi reagiate e che arriviate al vostro potenziale, ora. Poi se perdiamo, pace. Ma vi voglio vedere dare tutto, da ora e sino alla fine. Ci vuole calma e aggressività. Calma e aggressività. Solo una di queste, non funziona. Ci devono essere entrambe”.

Questo è ciò che dissi loro alla fine del primo set.

Hanno trovato dentro di loro la forza. E tutto il resto.

Francesco ha tenuto su con la sua determinazione, con il suo coraggio di provare, un Alessandro stanco del singolo ma volenteroso di proseguire nella lotta.

Epico uno scambio conclusosi come mille volee di Francesco. Urlai anch’io.

Meraviglioso quando, dopo una volee sbagliata da parte di Ale, capendo che cosa fosse successo, gli dissi: “C’era aggressività, ma non c’era calma”. Mi guardò ed io capii che lui capì. Mi sorrise e lì trovò la forza.

Vinsero il secondo set.

E allora iniziava forse la lotta più dura: continuare in quel modo, sino alla fine.

In questi momenti, in queste situazioni, è facile crollare perché si è troppo su con l’entusiasmo… E’ facile sentirsi superiori, è facile provare cose difficili e sbagliare…

Bisognava stare calmi, umili, determinati.

Bisognava non esaltarsi, così come non andare giù. Bisognava stare lì. Bisognava non aggiungere parole, ma rimanere in campo e giocare.

Bisognava non ascoltare informazioni, numeri, eventuali indicazioni da parte dei compagni di squadra. Bisognava giocare e fare quello che si sapeva di dovere fare.

Fu esattamente così.

Furono determinati, andarono a rete, furono aggressivi, superiori ad un avversario di base superiore.

Furono epici.

Siete stati e siete il mio orgoglio.

 

 

Domenica 23 aprile 2017

Riflessioni sulle partite dei miei allievi in occasione dell’incontro Coppitalia Uisp maschile…

VAREDO vs TENNIS BENESSERE

Risultato: vince Tennis Benessere

 

_ Sul singolo di Alessandro C.

Sono giunto per il terzo set e ho visto un Ale sudato, affaticato, ferito.

Un Ale che evidentemente ha lottato con tutto il suo corpo e la sua anima. Le ferite, mi dicono, giungono da un volo d’angelo per prendere al volo un palla. Punto clamoroso. Ferite di guerra.

Un Ale che nel terzo ha continuato a soffrire, a faticare, a sudare. Con la sue straordinarie calma e capacità di leggersi e mettere in pratica laddove sa di potere. Ha saputo stare nella via di mezzo: non esagerare nel tenere, non esagerare nello spingere. Bravo. Sudando, ha vinto contro un ostico avversario, un solido avversario, un gentile e simpatico avversario.

Si procederà nella capacità di essere un po’ più aggressivo anche in partita, nel cercare di aggredire un po’ di più la palla per aumentare la velocità e l’intensità e il livello.

Avanti così.

 

_ Sul singolo di Alessandro M.

Una di quelle partite che rimangono dentro. A chi le ha viste, a chi le ha giocate.

Tanta tensione, tanta fatica mentale, tanto impegno, tanta voglia, un lieto fine.

Dopo un infelice inizio, una buona reazione per rimanere incollato all’avversario per tutto il primo set.

Gini è uno di quei giocatori che vive per quello che lui considera il colpone, il colpo meraviglioso. Ed alcuni gli sono venuti.

Ma poi, la troppa tensione, la troppa paura, lo hanno frenato, inibito in questa ricerca della bellezza.

Bisogna lavorare su di questo. E’ sì un buon approccio il sapersi cambiare nel gioco perché si ha paura di fare altro… Va bene piazzare di là la palla morbida perché si teme di sbagliare: ci può stare. Ma in un percorso di crescita a lungo termine, a parer mio, la paura va affrontata. Bisogna sentire la tensione, continuare a provare ciò di cui si ha paura…. Perché è lì che sta lo scioglimento della paura…. E allora, una volta sciolta la paura, torneremo a sentirci liberi di colpire in scioltezza!

Bravo Gini, comunque, per avere trovato un tuo modo di gestire la partita.

Bravissimo nel gestire un antipatico avversario. Bravissimo nella reazione alla sua aggressione finale.

 

_ Sul doppio Francesco G. / Alberto M.

Ottima coesione. Ottima fiducia l’un dell’altro. A ispirarli la foto meravigliosa di Federer e Wawrinka.

Bravi ad avere portato a casa una partita importante.

Alberto in forma pura nella gestione delle dinamiche da doppio.

Bisogna lavorare, in generale, sulla chiusura dei colpi al volo. Respirare prima di colpire la palla, espirare mentre la si colpisce. E’ solo una questione emozionale. Direi anche tecnica, perché a volte aspettiamo la palla invece di andarle incontro e aggredirla.

Bisogna ancora lavorare sulla capacità di capire che il back, soprattutto in superfici come l’erba, è fondamentale. Ancora troppi top laddove poteva essere un back. Se la palla sta bassa, il mio compagno a rete entra più facilmente al volo e anche in scioltezza.

Forza e coraggio. Anzi, calma e coraggio. Cazzo.

 

 

Giovedì 23 marzo 2017

Laddove c’è serenità, è più probabile ci sia apprendimento.

Laddove c’è accettazione, è più probabile ci sia apprendimento.

Laddove c’è perseveranza, è più probabile ci sia apprendimento.

Provate, sul campo e fuori, ad accettare. Accettare un rimbalzo falso, accettare un vento che rende imprevedibile la pallina, accettare un faro che ci rende difficile vedere la pallina durante uno smash, accettare un nastro, accettare una steccata dell’avversario, accettare che oggi magari non riesco ad esprimermi come vorrei, accettare un avversario che gioca apparentemente “male”…

Dove si accetta, c’è presenza, c’è rilassatezza, c’è focus sui limiti e sugli orizzonti da superare. C’è tutto.

Laddove non si accetta, c’è solo un muro tra noi e la realtà, un muro apparentemente indistruttibile e sempre più solido. Ma siamo sempre e solo noi a permettere a questo muro di esistere e di essere tanto resistente.

E divertiamoci in tutto questo…

L’essere incapaci di divertirsi è un limite. E senza divertimento non c’è facile apprendimento. Sta a noi trovare il divertimento laddove magari per istinto non lo sentiamo.

Buon tennis e buona vita.

 

 

Domenica 19 marzo 2017

IN OCCASIONE DEL CAMPIONATO FEMMINILE  DELL’AMICIZIA

TENNIS BENESSERE vs SEGRATE

Riflessioni sulle mie allieve…

 

_ Sul doppio Benedetta/Giulia

Meravigliose quando si è trattato di metterci il cuore… di metterci l’anima… Dopo un avvio non positivo, le ragazze sono riuscite a reagire e a portare l’incontro al tie break decisivo… Laddove è emersa l’energia, il coraggio, la vittoria all’ultimo sospiro.

Bisogna lavorare sul sentirsi libere: troppo molli per la maggior parte dell’incontro. A rete inoltre serve più dinamicità, più movimento, per colpire al volo palle raggiungibili. Spesso ho visto situazioni in cui si sarebbe potuto intervenire al volo e invece non lo si è fatto.

Ma va bene così… Negli ultimi games e in quelli decisivi queste cose sono migliorate e ricordo proprio alcuni interventi al volo positivi… Brave!

 

_ Sul singolo di Roberta

Più la cara Roby gioca, meglio gioca. Come tutti, ma lei in particolare. E’ incredibile quanto, verso la fine dell’incontro, il suo livello si sia alzato…

Si gioca poco… Più di questo è quasi impossibile fare… Io sono soddisfatto, anche perché Roby è migliorata anche nella gestione del campo: quasi mai oggi l’ho vista troppo dentro al campo e nella terra di nessuno… Più si gioca, più si impara, più si migliora…

 

_ Sul doppio Roberta/Benedetta

Non si è mai giocato insieme…. Ergo è difficile, molto difficile trovarsi e avere sintonia fin da subito.

Mi districavo tra il singolo di Giulia e questo doppio, quindi non so dare riflessioni approfondite… Tuttavia ho visto troppe volte lo spostarsi per forza sul diritto quando si sarebbe potuto colpire di rovescio… Ho visto ancora insicurezza nel posizionarsi sul campo, nel senso della posizione corretta per colpire al volo e per coprire gli spazi…

Giocare, giocare, giocare…. Non vi sono altre strade….

_ Sul singolo di Giulia

Non ho parole e non voglio averne molte. Fare o non fare, non c’è parlare… E Giulia fa. Giulia dà l’anima, è umile, è pronta ad imparare, ad ascoltare, a migliorarsi, a riconoscere i suoi errori, a faticare fino all’esaurimento delle forze…

Giulia sa autoanalizzarsi, sa respirare, sa capire che cosa le si muove dentro.

Notevole è il livello raggiunto rispetto a quanto ha giocato sinora: un livello che si raggiunge in molto più tempo.

Sarebbe bastato soltanto un altro dettaglio per vincere la partita… Ma per me ha vinto comunque contro un avversaria molto, ma molto brava.

Capisco il dolore per non avere vinto, ma… è banale, ma vero, tutto serve.

La prossima volta Giulia gestirà ancora meglio la fatica… Saprà che in alcuni momenti bisogna accettare la fatica, la stanchezza, e giocare con la tranquillità dentro…

Brava, avanti così! Proprio così.

 

 

Sabato 18 marzo 2017

CARRARO TITONE vs TENNIS BENESSERE B

Risultato: 1 a 2

 

_ Sul doppio Ale/Gini

Ho visto cose interessanti. Ho visto la voglia di variare, di provare, di andare oltre il “fare il punto”. Ho visto la voglia di fare il punto in modi diversi.

Questa volta la variazione è iniziata una volta che la partita è stata vinta. Ci sta. Il prossimo passo è fare in modo di variare a prescindere (anche nelle rotazioni) fin dall’inizio, pur mantenendo una strategia solida e che renda sicuri.

Di base c’è come sempre la sintonia tra i due Ale e una crescente solidità anche individuale.

Ottimo anche il fatto che nei momenti delicati i due Ale si dimostrino determinati e più solidi che in altre circostanze della partita.

Bravi!

 

_ Sul singolare di Alberto

La crescita del pio Alberto, nel senso di devoto con tutto se stesso alla causa, è costante.

Dopo un primo game di insicurezza, è bastato invitarlo al sentirsi libero nei gesti perché il suo tennis si trasformasse in fluidità e determinazione pure. Forse ci sarebbe arrivato anche senza tal invito, da solo.

In ogni caso la crescita gestuale (in termini di armoniosità e fluidezza) è importante, così come la capacità di chiudere i punti con i colpi al rimbalzo.

Avanti così!

Ci sono margini di miglioramento ancora buoni nella chiusura a rete, nel trovare più concretezza, più tranquillità e allo stesso tempo anche più determinazione una volta che c’è l’occasione di chiudere al volo.

Così come nella capacità di non seguire l’assillo del chiudere il punto. Ogni tanto il pio Alberto potrebbe limitarsi a trovare l’errore dell’avversario, senza sentirsi in dovere di chiudere lui stesso con un vincente…

Bravo!

 

_ Sul singolare di Giovanni

La nostra mascotte di passione e simpatia incontrastate ha fatto un discreto incontro.

L’avversario era difficile: pochi errori, buona continuità e una velocità di palla che non dà ritmo.

Gio può lavorare nell’essere più aggressivo, nel sentirsi più libero in questo. Nell’utilizzare e sfruttare al meglio il suo ottimo back di rovescio e così tenere basso e lontano l’avversario… e così aggredire di diritto senza dovere per forza chiudere il punto, ma facendo sentire più pressione all’avversario…

Nel servizio vedo miglioramenti, anche se mi auspico una maggiore rotazione di palla anche nella prima di servizio e una maggiore velocità di palla nella seconda di servizio.

Ci sono dei momenti, precisi, in cui Gio non segue fino in fondo ciò che vorrebbe, ma gli giunge il dubbio… e la palla non raggiunge l’obiettivo… Lavorare dunque, in quei precisi momenti, per andare fino in fondo con la prima intenzione… per seguirla con convizione e fiducia… fino in fondo.

 

 

Giovedì 16 marzo 2017

Avete mai provato a sentire quel muro? Quel muro dinanzi e che vuol dire non riuscire, provarci in tutti i modi ma c’è qualcosa nella giornata che va storto e non mi riesce niente… Il mio avversario rimanda tutto di qua…e io mi impegno, mi impegno ma non riesco…. E sento questo blocco… questa sorta di ragnatela… questo muro.

Il punto è che so di poterci riuscire, di potere vincere contro questo avversario… Ma non ci riesco.

Questo “muro” va ascoltato. Non va abbattutto, non va combattuto… Fa parte di noi… Siamo noi che lo costruiamo attraverso le nostre emozioni, e siamo noi che possiamo conviverci…

Va accettato, va sorriso, va abbracciato, va osservato con distacco… In questo modo è possibile che sentiremo dentro di noi la libertà e torneremo a giocare il nostro miglior tennis…. Un tennis nuovamente senza mura.

 

Domenica 5 marzo 2017

TENNIS BENESSERE B vs POLISPORTIVA VAREDO A

Risultato: 2 a 1

 

_ Sul singolare di Alessandro C.

Bravissimo. Non era per nulla facile, contro un avversario bravo e antipatico. E’ la classica situazione in cui è facile perdere la lucidità e la tranquillità interiore.

Ale ha trovato l’aggressività, la convinzione dentro, la chiave per vincere. E ci è riuscito.

Ha perso questa convinzione in alcuni momenti della partita, ma poi è stato bravo a risorgere come l’araba fenice.

C’è da cercare una fiducia maggiore nella parte sinistra, nel rovescio. Che questo possa passare anche attraverso il cambio a un rovescio a una mano? Che questo sia semplicemente il trovare una fiducia maggiore nel proprio gesto bimane? Ci lavoreremo, così come nella capacità di aggredire sin dal servizio, nel rendere la prima più incisiva e nel rendere la seconda più fastidiosa.

Bravo!

 

_ Sul singolare di Francesco M.

Ci mette il cuore il caro Franci. Encomiabile quanto ci tenga a migliorare.

L’avversario era tosto, uno di quelli che non sbagliano, che gestiscono, che ti costringono a un’attenzione massima, superlativa.

Francesco ha potenzialità superiori del suo avversario. Bisogna lavorare perché queste vengano raggiunte.

Le rotazioni, innanzitutto. E mi riferisco a quelle in top spin. Più convinzione in queste. Più libertà nel gesto. Più coraggio, più rischio. Sentirle sempre più aggressive, mantenendo la calma. Ma quella c’è… E’ il coraggio e l’aggressività che vanno cresciute. La svolta può essere il sentirle fino all’ultimo colpo…

E’ difatti capitato diverse volte che, in procinto di sferrare il colpo decisivo, il buon Franci cambiasse “approccio” alla palla e invece di colpire forte si “limitasse” a piazzarla: c’è da lavorare per picchiare la palla fino all’ultimo colpo, anche nel colpo di grazia.

Provaci con il grande cuore che hai, e ci riuscirai.

Ovviamente non si chiede al buon Franci di “picchiare” sempre e a prescindere… Ma gli si chiede di andare verso quella direzione. Egli manterrà la variazione e migliorerà anche la capacità di gestire con rotazioni anche in back spin.

 

_ Sul doppio Alessandro M./Alberto M.

Bravi nei momenti delicati della partita. Bravi ad avere reagito dopo un secondo set in cui sono calati intensità e probabilmente anche convinzione.

Bene in generale riguardo all’ordine, alle posizioni e al dialogo.

Ho visto una coppia con potenzialità enormi e che ha espresso non tutto il suo potenziale.

Per arrivare al potenziale bisognerà lavorare sulla capacità di prendere le scelte corrette, di cogliere l’occasione quando capita, di essere più concreti e aggressivi a rete, di gestire meglio il servizio rendendolo più sicuro, a partire dalla prima di servizio.

Così come vedo miglioramenti rispetto al passato, vedo dinanzi un orizzonte infinito di crescita.

 

 

23 febbraio 2017

IN OCCASIONE DEL CAMPIONATO FEMMINILE DELL’AMICIZIA. RIFLESSIONI SULLE MIE ALLIEVE…

TENNIS BENESSERE vs TIE BREAK

Risultato: 2 a 2

 

_ Sul singolo di Benedetta

E’ forse stata la prima partita ufficiale della sua vita. Diversi errori, una supremazia dell’avversaria piuttosto netta sino al match point… Quando Benedetta ha sentito il sapore della sconfitta la partita è cambiata. Pareva superiore dell’avversaria, vigile, presente, determinata…. Meravigliosa… Se ci è riuscita soltanto sul finire della partita, ci può riuscire anche sin dall’inizio… Avanti così, augurandomi una sua presenza anche in occasione delle prossime partite!

 

_ Sul doppio Benedetta/Giulia

Meravigliose. Fin dall’inizio. Anche se seguivo con più attenzione il singolare di Fiorella, sentivo l’energia che arrivava da dietro. Sentivo l’intensità. Sentivo i colpi al volo, la determinazione a rete, l’incoraggiarsi a vicenda. Giulia e Benedetta parevano due compagne di sempre e invece era soltanto il secondo doppio che giocavano assieme. Grande vittoria. Sperando che sia il primo di una serie infinita di doppi assieme… 🙂

 

_ Sul singolo di Fiorella

Fiorella è riuscita a vincere una partita tesa, una partita difficile, in una giornata non meravigliosa…

Le potenzialità ci sono. Eccome.

Può, possiamo, cercare e trovare la chiave per una serena crescita. Per tornare a una sicurezza, a un sorriso dentro…

Sicurezza fa rima con accettazione. Accettare il momento no, accettare l’insicurezza, accettare gli “errori”, accettare tutto con il sorriso e con la fiducia che lavorando senza giudicarsi porta a una certezza: migliorarsi.

 

_ Sul doppio Fiorella/Giulia

Peccato… peccato. E’ mancato solo un dettaglio…

Provare, provare, riprovare sempre. Se non funziona la discesa a rete, ci riprovo impegnandomi a fare un approccio più incisivo: magari così le avversarie mi faranno giocare una palla facilmente colpibile al volo… E così con tutte le altre cose. Provare, riprovare, con convinzione e senza farsi abbattere dall’aver perso un punto.

Bisogna lavorare anche sul fare sentire alla compagna la serenità. E’ tutto o quasi una questione di emozioni… Stare dunque vicino alla compagna, facendole sentire che ci sono, che sono viva e pronta a dare positività…

 

Sabato 18 febbraio 2017

IN OCCASIONE DELL’INCONTRO DI COPPITALIA UISP MASCHILE… LE MIE RIFLESSIONI SUI MIEI ALLIEVI COINVOLTI.

 

TENNIS  BENESSERE A vs TITONE

Risultato: 1 a 2

 

_ Sul singolare di Francesco G.

Vittoria matura.

 

_ Sul singolare di Gianmaria

Il nobile Gianma è disposto ad imparare, a crescere, a migliorare.

Non credo che la sua sia una reazione di ribellione nei confronti delle mie indicazioni, le quali suonano un po’ così: ad ogni colpo, apri il prima possibile e limitati a mandare la palla di là lenta e a palombella così da favorire la capacità di gestione, di controllo e fare durare il più possibile lo scambio.

La mia ipotesi è che abbia dentro di sé una voce fortissima che lo invita a cercare le cose disinibite e tecnicamente difficili perché sa che se gli riescono poi gli riusciranno sempre di più.

La questione è che poi, se gli vengono, non riesce a ripeterle perché esce da quella tensione positiva che lo ha portato a realizzarle.

Il punto non è seguire le mie indicazioni oppure no. Perché la mia, se vogliamo, è un’indicazione di forma. Nella sostanza mi sono abituato ormai a dichiarare che va bene anche la disinibizione, purché ci sia un significato dietro, purché lo si faccia con convinzione.

Tutto funziona se c’é convinzione, anche la cosa più ignorante.

Gianma deve trovare la sua chiave. O l’una o l’altra. O trovare la capacità di stare in uno scambio, o trovare la fiducia nel colpire disinibito e di conseguenza le chiavi per mantenere tale disinibizione.

A sensazione, il mio invito è il controllo, è lo stare. Chi sa stare, sa stare in ogni situazione.

Ma sono aperto anche all’altra soluzione, qualora vedrò che può funzionare.

Gianma, finora, mi ha dimostrato che la strada del controllo è percorribile.

Dell’altra strada deve ancora dimostrarmi il funzionamento. Ma, ripeto, sono qui pronto a vederla dimostrata.

 

_ Sul doppio Livio/Sini

Si gioca poco, e qui ci siamo e lo abbiamo ripetuto mille volte. Quindi come concetto ci sta sempre di meno… Anche perché nel frattempo si è giocato… poco, ma si è giocato.

Un peccato perché quella tensione positiva la si è raggiunta soltanto a metà partita.

E devo dire che ho visto buone cose, da parte di entrambi.

Mi è piaciuto il dialogo, l’intesa. Mi è piaciuto Livio quando provava a sostenere Sini. Mi è piaciuto Sini quando gioiva.

Mi è piaciuta l’organizzazione degli spazi, delle posizioni.

C’è da lavorare sulla lucidità, sullo stare, sull’essere presente. Non bisogna accorgersi di una posizione di partenza sbagliata. La presenza è essere vigili sempre, senza chiedere aiuto al maestro, senza chiedergli conferma se sono in una posizione del campo funzionale oppure no.

Bisogna lavorare sulle rotazioni, sul dare più rotazione. Così come più grinta. Ne basterebbe appena un po’ di più e gli esiti sarebbero decisamente più positivi. Il punto è come trovarla questa grinta. Aiutarsi con un verso, ad esempio… Se so che se accompagno con un verso un mio colpo ottengo più grinta, potrei farlo!

 

 

Milano, 6 febbraio 2017

Lo osservavo, per capire… Lo osservavo e riflettevo, perché il suo potenziale non è ancora espresso. Ed è un peccato. Può esprimere ancora molto di più.

Lo osservavo perché, nonostante io non dia grande importanza ai punti, al vincerli, al vincere la partita, spesso però il vincere un punto, il vincere una partita è conseguenza dei miglioramenti, dell’essersi evoluti, dell’avere superato i propri limiti.

E lui di punti e di partite ne perde molti di più di quanto potrebbe.

L’altro giorno, dinanzi al suo ennesimo tentativo di effettuare un vincente difficile, gli chiesi di riflettere se magari proprio quel tentativo lo ha portato a perdere il punto. Magari, ricercando un colpo più controllato, gestendo meglio la palla, avrebbe poi vinto il punto.

Alla fine della lezione, lui si avvicina:

Allievo: “Io non metto in dubbio la bontà di quanto mi dicevi… So che un colpo interlocutorio, in quel momento, ha un senso tattico… Ma non mi diverte. A me non interessa il punto, a me interessa venire qui a divertirmi e sfogarmi… In quei momenti io voglio provare la cosa difficile, voglio provare quel gesto tecnico difficile. Se mi riesce, bene. Altrimenti, amen.”

Io, dinanzi al fatto che sono più le volte che quei colpi non gli riescono, gli rispondo.

Maestro: “Ma non provi insoddisfazione quando vedi che non funziona?”

A: “No.”

M.: “E cosa provi?”

A.: “Niente. Sono tranquillo…”

M.: “Se mai una volta sarai insoddisfatto, dimmelo”.

A.: “Va bene. Non escludo che in una partita possa capitare… Ma è difficile”.

M.:”Quello che sto cercando di esprimerti è che, secondo me, puoi divertirti anche nel gestire una palla, anche senza provare a fare un colpo spettacolare… Puoi riuscire a divertirti ricercando il controllo così come già ti diverti colpendo forte o cercando un qualcosa di spettacolare… E’ un’aggiunta, è un modo di evolverti, di diventare un atleta e una persona più completa…”

A.: “Mmm…”

Per la prima volta l’ho compreso. Ho capito il perché di quei suoi tentativi… Sono più aperto al suo modo di essere.

Può darsi che riuscirà agendo a modo suo… Può darsi che non proverà mai insoddisfazione dinanzi a un colpo spettacolare non riuscito… Ma lo dubito. 

Lo lascerò provare… Deve provare… Deve provare per credere.

Gli chiedo solo di rimanere “aperto” e di non avere certezze… Gli chiedo solo di porsi domande, senza darsi risposte… Gli chiedo solo di seguire le sue idee, ma di essere sempre pronto a cambiare idea…

 

Domenica 5 febbraio 2017

In occasione dell’incontro a squadre maschili Uisp… Le mie riflessioni sugli allievi…

POLISPORTIVA BESANESE vs TENNIS BENESSERE B

Risultato: 1 a 2

Le mie riflessioni sull’incontro… che mi dispiace non aver contemplato da vicino… ma solo da lontano…. Quindi le mie sono riflessioni indirette anche se prese, estrapolate, dai pensieri dei presenti ed eroi.

 

_ Sul singolare di Alberto

L’eroe della giornata. Entra e gioca con la febbre… E vince.

Io gli ricordai che una volta persi una partita contro uno molto bravo. Alla fine della partita gli dissi: “Vorrei giocare con la tua tranquillità”.

Lui mi disse: “Il segreto di oggi è la febbre”.

Che la febbre, che dunque un fattore di base negativo, possa influire positivamente su di una partita? Evidentemente sì. Un dolore, una sensazione negativa, ci fa spesso abbandonare i pensieri quotidiani negativi. In quei casi l’istinto di sopravvivenza ci fa focalizzare sulle cose “giuste”, concrete, sulla Verità.

La mia è un’ipotesi ma su di me ho provato che può davvero essere così.

 

_ Sul singolare di Alessandro M.

Ho troppe poche indicazioni per rifletterci, per dare giudizi, per dare indicazioni. Una cosa però mi preme. Non c’è l’ “Avrei dovuto batterlo”…

Il presente è che si è perso… L'”avrei dovuto” è una cosa da creare col tempo… E’ soltanto un’ipotesi. Ogni partita è la vita, come già scrissi tempo fa… Se non lo si batte ora è perché non si è ancora pronti. Non ancora.

 

_ Sul doppio Francesco M. / Alessandro M.

Diciamo che la vittoria e le parole di Francesco (“Mi sono divertito un sacco”) possono bastarmi… L’entuasiasmo e la capacità di analisi (nonché di ascolto) di Francesco sono meravigliosi… Grazie…

 

Domenica 5 febbraio 2017

In occasione dell’incontro a squadre maschili Uisp… Le mie riflessioni sugli allievi…

TENNIS BENESSERE A vs C. SPORTIVO CUSAGO B

Risultato: 0 a 3

 

_ Sul singolare di Francesco G.

L’avversario è uno di quelli dall’esperienza consolidata. E’ di un altro livello e lo si vede dalla tranquillità con cui affronta ogni palla…

Il buon Fra giocò bene, attento, volenteroso come al solito. Ad ogni punto gli si legge la voglia infinita che ha di fare bene.

Riflettevo su quale indicazione dargli, anche per trovare la nota giusta, la chiave corretta per renderlo tranquillo e libero.

Gli chiesi:

“Che cosa, di tattico, ti renderebbe più tranquillo?”.

“Il giocare libero”.

Questa era una domanda che arrivava dal fatto che uno degli obiettivi di Fra, a mio modo di vedere, dovrebbe essere la capcità di gestire, di colpire e tenere un palleggio intenso senza per forza cercare il vincente. L’essere continuo e aggressivo senza forzare…

Allo stesso modo questa mia indicazione può inibirlo… Quindi volevo che provasse libertà, disinibizione… e lavorare partendo da uno stato di benessere.

Appurato che lo rende più tranquillo la ricerca del colpo libero, il continuo pressare sentendosi in fase offensiva, lo abbiamo provato. E’ in parte riuscito!

E’ difficile però stare in uno stato di grazia perenne… Sentirsi liberi sempre. Ergo è molto importante, come Fra stesso dice, trovare “quella percentuale, quel margine” entro cui stare… Senza uscirci troppo, né in difetto né in eccesso…

Bisogna avere tutte le carte, saperle sfruttare…. Inseguire sì la propria indole di gioco ma, qualora non funzionasse, essere pronti a fare altro… In alternativa, o in parallelo, lavorare sulla capacità di stare in quello stato di grazia dove ogni colpo lo si sente “libero”. Sulla capacità di cercare quello stato di grazia. Il punto è che questo approccio va fatto con estrema convinzione… Su questo punto, invito alla lettura di una mia riflessione durante una mia partita. La si trova a questo link, ed è datata 29 giugno 2016

Riflessioni…

 

_ Sul singolare di Livio

Non c’è molto da dire se non… Giocare, giocare, giocare… Di più, di più, di più. E mi fido di Livio quando dice: “Bisogna avere il tempo…”. Mi fido di un eroe…

Lavoreremo sul rovescio, lavoreremo sul giocare di più, lavoreremo sul giungere alla partita scarico mentalmente. Lavoreremo su tutto.

 

_ Sul doppio Mimmo/Gabriele

Anche qui… Giocare, giocare, giocare… E che l’attività fisica non si riduca soltanto all’ora o due di tennis la settimana. Deve essere quotidiana o comunque regolare, continua… Lo sanno, lo sappiamo tutti.

Ho visto buone cose, contro una coppia formata da un bravo ragazzo accompagnato però da un superlativo compagno…

Però, in un futuro, si potrà fare meglio.

Gabriele dovrà lavorare sulla convinzione, sulla cattiveria, sull’aggressività, pur mantenendo il suo sano approccio simpatico allo sport. E dovrà migliorare le rotazioni in top-spin.

Mimmo dovrà contenere i suoi tentativi di smorzate superlative ed aggiungere una sana capacità di aggredire al volo le palle. Già si è intravisto qualche miglioramento in tal senso.

Su un punto mi soffermerei però. Vero è che il buon Mimmo non cerca scuse, e mi fido. Ma lancio una riflessione…

La luce dei fari, ci mancherebbe, può infastidire durante uno smash. Ma credo che se dentro di noi alberga tranquillità e convinzione, possiamo anche andare oltre la luce e gestire la palla al meglio pur da accecati. La palla la si può “sentire”, non solo vedere. Io, a volte, accecato dal Sole durante uno smash, se parto con questa convinzione dentro, non c’è luce che mi possa fermare. La luce è dentro di me. Credo che lo sia dentro di tutti.

 

Milano, 30 gennaio 2017

FEDERER-NADAL (e non solo) _ Alcune mie riflessioni
Provo ad esprimere qualche riflessione, qualche emozione tra le milioni che ho avuto dentro ieri…. Non ci riuscirò, per il limite riposto nel Verbo (che difficilmente sa esprimere riflessioni, sensazioni ed emozioni in forma completa, esauriente, perfetta) e nel tempo che, nonostante infinito, mi chiama per altri progetti 🙂

Ho visto un film. Un film che tratta della bellezza, della bellezza di una rivalità che rivalità non è. Nessuna rivalità E’ se non la si vede come tale. Tutto può essere uno scambio, un confronto. Nel tennis come nella vita…Qui c’è tutto. In quegli scambi di immane bellezza, di sguardi, di rimpianti, di gioie, di dolori, c’è tutto.Non c’è il migliore. Ne tanto meno c’è il migliore di sempre. C’è solo il superamento dei limiti.
L’incontro di ieri non è dimostrazione che Roger Federer è il più grande di sempre, cosa che sono certo diversi media e social vanno esprimendo oggi in forma molto diffusa. Perché il più grande di sempre, non mi stancherò mai di dirlo, non esiste. Le epoche dei grandi campioni del passato sono, appunto, diverse, gli strumenti sono diversi, le vite sono diverse, le situazioni, le condizioni, gli avversari… Tutto è diverso. 

Non c’è il passato, in tal senso. Non c’è il futuro, in tal senso. C’è solo l’adesso. C’è solo, in ogni istante, la possibilità di superare i propri limiti. E se in quell’istante vinco o perdo il punto non significa che sono stato più forte o meno forte del mio avversario. Vincere o perdere un punto dipende da mille fattori. Può succedere che io superi i miei limiti più di quanto lo faccia il mio avversario…. e nonostante questo perdo il punto. Così come può succedere il contrario, che vinca il punto nonostante il mio avversario abbia superato i suoi limiti più di quanto lo abbia fatto io… Il confronto è solo con se stessi. Non c’è competizione. C’è solo la possibilità di crescita. 

“Sempre” non esiste laddove si guarda al qui ed ora. 
Un altro motivo per cui l’incontro di ieri non è dimostrazione che Federer è il più grande di sempre è che non c’è partita che possa dimostrare il “sempre”. Ogni partita può dimostrare la grandezza della partita stessa. Ogni attimo può essere grande.
Roger Federer è grandioso, Rafael Nadal è grandioso. Tutti possiamo essere grandiosi.
Ogni atleta e uomo è grandioso laddove esprima il suo potenziale.
Oggi ha vinto Federer. Ma forse ha vinto anche Nadal. Lo sa solo lui se ha dato il massimo o avrebbe potuto fare meglio. 
Mille altre volte ha vinto Nadal. Così come mille altre volte ha vinto Federer.
Non è una questione di numeri. Non lo sarà mai, altrimenti si va contro l’essenza di uno sport, di una vita. Laddove probabilmente sono le sensazioni e le emozioni a guidare.

Limitiamoci ad osservare… a contemplare la bellezza dell’umile Rafael che ci prova, ci prova con tutto se stesso. Sempre e comunque. Ci riesce, non ci riesce.
Osserviamo, contempliamo la bellezza del sogno di Roger che si è avverato. Vederlo saltare come un bimbo, sentire la sua tensione nell’ultimo turno al servizio… mi ha toccato, mi ha fatto sorridere proprio perché ho guardato con distacco. Proprio perché ho abbandonato il mio recondito e insano desiderio di non vederlo vincere un altro Slam. Ho gioito con lui perché finalmente sono riuscito a non tifare contro Roger Federer. Fu il mio idolo per anni, ma poi l’eccessivo tifare del mondo, dei media, dei social per Federer mi hanno allontanato dal sentirlo parte di me. Il continuo sentire frasi superficiali quali “E’ il più forte di sempre”, “Roger è il tennis” mi hanno allontanato dal tifare per lui. E nonostante io riconosca l’unicità di Roger Federer, la sublime classe, la sua forza incommensurabile, nonostante riconosca i suoi valori positivi di umiltà, semplicità, nonostante una parte di me volesse rivederlo vincere ancora, un’altra parte di me desiderava perdesse… Un’altra parte di me desiderava perdesse proprio perché non mi riconoscevo e non mi riconosco in molti suoi tifosi che altro non sanno valorizzare che il tennis di Federer e le sue gesta senza sapere ammirare la bellezza degli altri tennis e della gesta di milioni di altri giocatori meravigliosi anche quanto Federer.
In quella mia emozione di gioia provata ieri per Federer c’è il superamento di un mio limite. E mi auguro che questo possa accadere in tutto il mondo.
Impariamo dunque ad osservare, gioire di ogni gesto…. Il tifo porta innanzitutto tensione, soltanto a volte gioia… E la tensione porta a focalizzarsi soltanto su chi tifiamo. Tifare è limitato, a meno che non si riesca a tifare con distacco. Ma è proprio l’essenza del tifare che considero un allontanamento dalla verità.
Il tifo fa perdere attimi, lucidità. Ci fa guardare la vita così come lo sport, così come le guerre, così come gli amori, così come tutto, soltanto da una prospettiva. 
La vittoria di ieri di Federer è il suo sogno, non il nostro sogno. Riguarda lui questa vittoria. Non riguarda quella del tifoso o dell’appassionato o del distaccato osservatore.
Guardiamo le cose con sano distacco, non facciamoci prendere dal sentirci parte di Roger, così come di Rafa.
Siamo noi stessi… e osserviamo con gioia, distacco e osservazione empatica la bellezza di quanto è successo ieri così come sempre, così come nel passato, così come nel futuro.

 

22 gennaio 2017

In occasione della 1a giornata del Campionato femminile dell’Amicizia

CALVAIRATE vs TENNIS BENESSERE

 

_ Chiara P.

E’ andata male… Non c’è da nascondere nulla e neanche da limitare la verità.

E il male qui lo sappiamo cos’è. Ne abbiamo già parlato. Nulla ha a che vedere con dei limiti tecnici, nulla ha a che vedere con una mancanza di impegno o di disponibilità a migliorarsi.

E’ andata male perché Chiaretta non è riuscita a godersi la partita, a divertirsi. A esprimersi, nonostante tutta se stessa fosse impegnata al positivo.

Mi dispiace… Ne abbiamo già parlato a lungo ieri in fase di allenamento.

Bisogna provare, provare a trovare le chiavi per gestire questo acuto stato di agitazione.

In primis, va sentito. Accettato come parte del Sé. Non va combattuto. Va accettato, ascoltato.

Chiaretta la prossima volta proverà ad alleggerire questo stato che fa parte di lei, magari canticchiando dentro di sé una canzone… Oppure proverà a focalizzarsi (con leggerezza) alle piccole cose che potrà fare e sulle quali potrà migliorare.

Creeremo le condizioni perché tutto questo avvenga, in serenità e col sorriso.

 

_Giulia R.

E’ al suo primo singolare ufficiale…

E ha l’atteggiamento di una veterana… Focus, passione e capacità di applicare quando glielo si chiede o semplicemente quando si rende conto che può migliorare…

La partita è perduta, ma ci stava… L’avversaria, giovane e brava, fu superiore. Ma è meraviglioso come Giulia, all’indicazione “Sii più aggressiva” abbia saputo metterla in pratica portando a casa dei games proprio per essere riuscita a mettere in pratica questa trasformazione.

Si lavorerà per migliorare i gesti tecnici, di spinta ma anche di gestione… Sapere affinare le proprie armi e sapere scegliere quale arma sia la migliore in ogni momento della partita.

 

_ Roberta T./Fiorella P.

Avversarie troppo più avanti di percorso. Le disponibili Roby e Fiore hanno fatto il possibile. E’ difficile affrontare avversarie più forti e tra l’altro in una superficie di campo nuova…

So che Roby e Fiore sanno dove potevano comunque fare meglio.

Di positivo ho visto grandi colpi quali la prima di servizio di Fiorella e buone e decise chiusure a rete da parte di Roberta.

Calma e coraggio!

 

_ Fiorella P. / Giulia R.

Vittoria contro due brave avversarie!

Buona solidità, buona capacità di non sbagliare, soprattutto nel secondo set… Buona capacità di reazione al primo set perso…

Bene il dinamismo quando le ragazze sono già a rete… Provano a interferire il palleggio e a intervenire al volo.

Da migliorare la discesa a rete. Da fare, direi. Questo è un punto nevralgico. Bisogna avere il dinamismo di andare a rete. Di più, di più, di più. Soprattutto in un contesto di doppio. Bisogna superare la paura di colpire e andare a rete. Alla fine, che cosa perdiamo? Un punto? Due punti? E cosa saranno mai due punti persi se poi impariamo a farlo meglio e magari si apriranno strade infinite scoprendo che affrontando la discesa a rete aggiungiamo mille altre soluzioni al nostro gioco?

Brave, a prescindere.

 

 

15 gennaio 2017

In occasione della 2a giornata del Campionato femminile dell’Amicizia

TC MARCONI vs TENNIS BENESSERE

La prima partita giocata in forma ufficiale. Il percorso è lungo e colmo di ostacoli. La partenza, nonostante la sconfitta, è una vittoria quanto a partecipazione, coinvolgimento. Il gruppo mi piace. E mi piace che si trovi anche lo spazio per allenarsi tutte insieme. Evviva!

 

_ Roberta T.

Per la disponibile Roby trattasi di un rompere il ghiaccio. Gioca dinanzi a una ragazza abile, veloce, alta, brava. L’obiettivo era il sentire la partita, l’avere a che fare con un incontro ufficiale… Senza obiettivi specifici in termini tecnici, tattici.

Diedi l’indicazione di sentirsi libera di aggredire con il talentuoso diritto della disponibile Roby e di difendersi e gestire con il tagliente rovescio in back. La strada è questa. Sulle orme della compaesana Roberta Vinci, Roberta T. può sfruttare il suo back tagliente e imparare a gestire e palleggiare attraverso di esso. Così come comprendere il talento che sa esprimere col suo aggressivo diritto.

Non esagero: la Roby ha un braccio meraviglioso. Se saprà sfruttarlo in equilibrio a una reale volontà di imparare e di migliorarsi, la crescita sarà esponenziale.

_ Fiorella P.

Ottima la passione, la voglia di crescere, la voglia di giocare, la disponibilità nei confronti delle compagne.

E’ la più esperta del gruppo. Fiore è la donna con più esperienza, con più partite nelle gambe, nella mente, nel cuore. Ecco che le indicazioni su di lei hanno a che fare più sulla psicologia, sul come mettere in pratica cose che dentro di sé sa già come si fanno.

Ottima la capacità di variazione. Variare è migliorare già di per sé… Fiore ha saputo cambiare gioco col fine di vincere la partita. Brava.

Il miglioramento passerà anche attraverso una maggiore introspezione, una maggiore capacità di autocontrollo dinanzi a un errore. Ogni errore è un’occasione per migliorare: lì c’è la verità. Fai di tutto per non commettere lo stesso errore. Fallo col sorriso.

Da abbandonare il più possibile le voci che arrivano dall’Ego. Sono pensieri che allontanano dalla verità… E la verità qui è il focalizzarsi su di sé e sui propri limiti, sul migliorarsi…

Bisogna lavorare sullo staccarsi dall’avere obiettivi di vittoria, bensì sull’avere obiettivi sul “qui ed ora”. La forza va giudicata punto dopo punto e non in forma assoluta. Ogni punto è la vita, ogni istante: in ogni istante si ha l’occasione per dare il meglio, per dimostrare a se stessi di essere più forte dell’avverario.

Non c’è “Li batteremo”, c’è “Supererò i miei limiti”. Non c’è competizione, c’è crescita.

_ Fiorella P. / Chiara P.

E’ il doppio più maturo della squadra.

Buoni alcuni spunti personali. Peccato perché la vittoria contro due brave avversarie è stata sfiorata…

Sono buone le dinamiche di squadra, i movimenti… Tuttavia i movimenti non sono verticali, sono solo orizzontali.

E’ inaccettabile che in due set non si sia mai verificata una situazione in cui Chiara e Fiorella si siano trovate insieme a rete. O almeno, io non ricordo una tale situazione. Così come non ricordo un tentativo di salire a rete dopo magari una seconda di servizio avversaria debole e corta.

Credo che tutto questo sia dovuto a una forza interna che le spinge a rimanere ferme, a non provare.

In ogni caso, è utile osservare, accettare eventuali stati emozionali di agitazione o di eccessiva “rilassatezza”… Osservarli con distacco e… fare. Fare. Fare. Fare. Fare quelle piccole cose che ci portano a cambiare.

Provo a colpire, sentendo l’agitazione, e corro lentamente verso la rete… E vedo che cosa succede. Magari la prima volta va male. Magari la seconda volta va male. Magari la terza va meglio. Magari la quarta va alla grande. Magari anche per questo poi vincerò la partita.

Rendersi conto se il gioco è statico o monocorde, rendersi conto di cosa si sbaglia, rendersi conto di ciò che si muove dentro di noi. Rendersi conto… E fare. Fare. Fare. E fare.

_ Chiara P. / Giulia R.

La dolce Giulia è alla sua prima partita ufficiale. Tutto le è permesso. Sono normali i diversi errori.

C’è solo da giocare perché la strada percorsa fino ad ora è encomiabile. Due anni scarsi di gioco e già una tale crescita e coinvolgimento…

L’applicazione, l’ascolto, la passione, l’umiltà di Giulia stanno alla base di una sana e certa crescita.

Chiara è stata brava in alcune iniziative personali. Il lavoro tecnico è migliorare le rotazioni in top spin, il sentirle di più, il trovare una sicurezza attraverso di esse, senza per forza spingere ma anche gestendo un semplice palleggio in profondità.

Entrambe hanno commesso diversi errori di posizione a rete… Spesso erano troppo vicine ad essa, senza lasciare quello spazio necessario per lasciare fluire la volee…

La prossima volta che saranno insieme, Chiara e Giulia giocheranno meglio. Questo era un doppio da “rompiamo il ghiaccio”. Gli errori sono comprensibili.

 

 

19 gennaio 2017

Fu la sua lezione con il più alto tasso di qualità. Roberta oggi era sublime nei gesti, affinati forse da una nuova consapevolezza e una maggiore convinzione.

Superiore agli altri nella gestione. Capace di controllarsi ai fini di una maggiore fluidità della lezione.

E poi il suo continuo ridere… Se lo è meritato.

Ti voglio bene Roby.

 

3 dicembre 2016

Avanti col Sorriso… Conquistalo con il Sorriso. Con il Sorriso. Vogligli bene. E se si presenta l’occasione, mettilo di fronte alla Verità. Non parlargliene. Deve Provare, nel senso di fare Esperienza. Deve essere in crisi per capire. Crollerà e allora Capirà…

 

 

Sabato 26 novembre 2016

IN OCCASIONE DELLA 6a GIORNATA DEL CAMPIONATO A SQUADRE MASCHILE ENDAS

 

Emerge, innanzitutto, una sana riflessione… Chiudiamo questo bel percorso Endas con tale consapevolezza: a tennis si può anche vincere.

Altra cosa meravigliosa: durante la fase finale del doppio… mi giro verso sinistra e vedo i due Ale e Gianma uniti, a conversare, a scambiarsi opinioni… ad osservare e tifare i compagni… Ho sentito l’appartenenza alla Squadra. Ho visto una Squadra.

  • Alessandro C.

Che dire… Temevo un incontro difficile, dato che il caro Ale era alla “prima” come partita di singolare. L’indicazione fu: “Rompi il ghiaccio e gioca il più possibile tranquillo”. E il caro Ale apre le danze in una forma e sostanza ineccepibili, esemplari. Quattro vincenti e grande convinzione contro un buon giocatore.

La tranquillità di gioco, l’aggressività continuarono a quanto sembra per tutta la partita senza mostrar quasi alcun dubbio o difficoltà.

Buona la capacità di riflettere, di capire, di lavorare sul migliorarsi. Ottima inoltre la Presenza, l’attenzione su di tutto, la Consapevolezza… Che dire, continuiamo così caro Ale!

  • Gianmaria

Adoro la sua voglia di migliorare, la sua passione, la sua consapevolezza. Comincio ad apprezzare anche i risultati. Presso il Cus Idroscalo il gentil Gianma iniziò molto bene, a ritmi pacati, lenti, provando a non sbagliare e riuscendoci…

Poi, merito anche di un avversario che nonostante un problema fisico si lanciava su tutte le palle, il gentil Gianma perse un po’ tale capacità di controllo. Ma ho visto buone cose anche nel seguito, a partire dal servizio, stavolta più controllato e gestito.

Da proseguire in tal lavoro di crescita, con lo stesso impegno e consapevolezza. Partendo dall’ascolto del proprio corpo, da quello che succede dalle gambe alla testa…

In futuro, i sacrifici avranno risultati ancora migliori di oggi.

  • Alessandro M.

Meglio, meglio del solito. Meglio di quella partita al Calvairate, anche se il giocatore del Cus aveva un buon ritmo che favoriva il gioco del buon Gini.

Sembra meglio anche la gestione di certe situazioni, come il tornare su dopo un momento di crisi: successe in alcuni games, tornando su da 0-40, e successe anche nel secondo set, tornando su da 0-2.

Meglio anche la gestione di alcune palle a rete, meglio del solito.

Non c’ero a fine partita, ma sembra stata agevole anche la chiusura della partita, a differenza di quanto successe al Calvairate.

Avanti così Gini.

Da evitare di avere fede nei pensieri quali: oggi sono felice di avere battuto uno forte mentre l’altra volta ero arrabbiato perché ho perso contro uno meno forte… Sono pensieri che allontanano dalla verità… E la verità qui è il focalizzarsi su di sé e sui propri limiti, sul migliorarsi… La verità sta nell’accettare la sconfitta anche contro un avversario che si pensa più debole.

Bisogna lavorare sullo staccarsi dal giudicare l’avversario, favorendo così l’autoanalisi, il migliorare se stessi. Tra l’altro, se un avversario mi ha battuto è perché è stato più forte. Questo va accettato col fine di essere più forte dello stesso avversario qualora dovrò riaffrontarlo.

La forza va giudicata punto dopo punto, e non in forma assoluta. Ogni punto è la vita, ogni istante: in ogni istante si ha l’occasione per dare il meglio, per dimostrare a se stessi di essere più forte dell’avverario.

  • Giovanni_Alberto

Un doppio maturo, consapevole, quasi da veterani, uomini di esperienza.

Ottima la forza durante il tie break decisivo, dopo un secondo set andato non meravigliosamente.

Buona la volontà di mettere in pratica le soluzioni provate in allenamento, al fine di variare e dare pochi punti di riferimento agli avversari. Ottimi alcuni gesti tecnici.

Segnalo a riguardo di Alberto: la passione, la volontà di esserci, il balzo improvviso pieno di gioia di giocare quando lo chiamai per entrare in campo. Segnalo a riguardo di Alberto il chiedermi, a fine incontro: “E adesso? Quando rigiochiamo? Non aspetteremo fino a gennaio???”. Grazie a questa sua meravigliosa Uscita, proveremo ad organizzare un incontro inter nos.

Segnalo a riguardo di Giovanni: la Presenza, dote spuntata a sorpresa di fronte a una squadra intera. E per presenza intendo l’attenzione ai particolari, l’esserci con mente e corpo, in particolare dinanzi a un errore di turno di battuta: Giovanni rimise ordine in campo segnalando l’errore con grande maturità. Segnalo in Giovanni un’ottima gestione di alcuni punti a rete nonché la meravigliosa predisposizione a scendere a rete con costanza, dinamica che ritengo essenziale in un incontro di doppio maturo.

Da rivedere, da migliorare alcuni schemi provati in allenamento, al fine di rendere il gioco più vario e destabilizzante a scapito degli avversari.

Evviva.

 

Sabato 19 novembre 2016

IN OCCASIONE DELLA 5a GIORNATA DEL CAMPIONATO A SQUADRE MASCHILE ENDAS

  • Francesco G.

L’obiettivo era tenere alta l’aggressività, la capacità di guidare lo scambio e sentire la cattiveria e così giocarsi la partita il più possibile… stando nella partita e sentendo di essersela giocata il più possibile. Così è stato! Diversi scambi di un più alto livello rispetto alla media dei soliti scambi di Francesco… Bene! Continuare così e fare pià attenzione agli errori di intenzione: ancora troppi i backspin quando magari era utile il topspin per tenere alta l’aggressività. Ancora troppi i momenti in cui durante il gesto tecnico si avverte un calo di tensione che induce all’interruzione e all’inibizione del gesto e dunque all’errore: ci vuole più convinzione e forse più rischio. Avanti così.

  • Massimiliano

Era una sorta di rottura del ghiaccio… Troppo poche la partite svolte da Massi sinora nonostante la dedizione è la voglia di migliorare.

Bene il tentativo di provare, di provare a migliorarsi anche durante la partita, anche mettendo in secondo piano il risultato e dunque il vincere il punto. Mi riferisco al servizio, che stiamo modificando per renderlo più morbido, più fluido, più arrotato.

Lavorare sull’ascoltare quella tensione che emerge in partita… Seguirla e accettarla in ogni dove… Più la si accetta e la si osserva senza giudizio, prima sarà più gestibile.

Avverto che lo “schema” di base del suo tennis può stare nella sua indubbia capacità di lavorare in back spin (diritto o rovescio che sia) per dare continuità allo scambio… per non dare ritmo all’avversario o comunque per rallentare…. per prendere campo così magari da aggredire in un secondo momento del punto… Ma ogni schema è uno schema, e dunque va preso in forma flessibile… Ma avverto che questo è un bello schema per il caro Massi.

  • Alberto

Eroe del giorno per aver dato l’unico punto alla squadra e per essere venuto nonostante la carenza di energie dovute all’influenza.

Dedizione ottima, volontà di riuscire, tentativi di variare… Mi sorge un’intuizione osservando il suo linguaggio non verbale. Avverto, e ne ho avuto conferma, che il caro Albe è sempre in stato di pensiero. Il suo guardare fisso per terra tra uno scambio e l’altro, il suo sguardo sempre pensieroso e fisso su di un qualcosa… il suo non sorridente viso nei momenti di pausa. Per trovare la concentrazione, Alberto si isola dal resto del mondo.. focalizzando l’attenzione su di una cosa… Io credo che per trovare l’attenzione Ultima, l’Attenzione, la Presenza più totale e dunque lo stato di Grazia, si debba essere connessi con tutto ciò che è attorno… E’ qui che vorrei fare crollare il concetto di “concentrazione”… perché in effetti si ha il focus su di un qualcosa… ci si spreme in un sol punto: appunto, su di un qualcosa soltanto. E tutto il resto? Il tennis è connesso con gli aspetti interni ed esterni… Non posso non avere attenzione sull’ambiente esterno, perché altrimenti, se sono focalizzato solo su me stesso, posso essere distratto da un qualunque fattore esterno, posso farmi sorprendere da un qualcosa, da una voce, da un pallina del campo di fianco, da un atteggiamento di uno spettatore, dai modi e dal gioco del mio avversario. Il vero Atleta è connesso con Tutto, con Il Tutto. Sa ascoltare se stesso e tutto l’ambiente. E proprio per questo non perde l’attenzione, perché nulla lo può sorprendere: ha il controllo e si fa inglobare dal tutto.

  • Giovanni_Mimmo

Due amici di sempre, l’allegria, la gioia di giocare… il divertimento di giocare. Era la “prima” in una partita di doppio… Va bene così. Urge migliorare la tattica e l’attenzione verso il compagno: ho visto poca comunicazione tra di voi e ho visto in Giovanni il mettere in primo piano il divertimento alla voglia di fare le cose al meglio, al lavorare di squadra. Mimmo continua il progetto “recupero fisico” e vi arriverà attraverso la Costanza e l’allenamento quasi quotidiano, l’avere cura del proprio corpo ogni giorno: non si può fare un’ora di tennis la settimana e poi null’altro di fisico… Così il corpo continuerà a ribellarsi.

Punto della giornata ancora per il caro Giovanni, ormai eroe di questa classifica! Il suo è un gesto tecnico ormai consolidato e ripetuto: palla che arriva a mezza altezza e lui, in grado di riconoscere che non è così alta per fare uno smash normale e neanche così bassa per fare un diritto normale, si inchina da gentiluomo e fa uno smash quasi in ginocchio. Il risultato è che anche gli aversari si trovano in ginocchio.

 

Sabato 12 novembre 2016

IN OCCASIONE DELLA 4a GIORNATA DEL CAMPIONATO A SQUADRE MASCHILE ENDAS

  • Alberto M.

Tennis e Vita vanno di pari passo… Fu una giornata no per il caro Alberto, fuori dal campo… E così fu anche dentro al campo. Troppo nervoso… Troppo poco disposto al rilassamento… Salvo pochi attimi di grande tennis dove forse la mente per un attimo volava libera, fu una partita difficile e riaddrizzabile soltanto se si fossero messi in gioco strumenti di raffinata psicologia che al momento forse non si avevano…

Va accettata, la sconfitta, e pure il momento no… Osservarlo e basta. E ripartire lavorando come fino ad oggi…

  • Francesco G.

Il buon Francesco partì benino, se la giocò… Meglio di altre partite di mesi fa, certo. Quel che è mancato, anche all’inizio, fu l’aggressività… La capacità di aggredire, mantenendo però la calma. Aggredire non significa per forza accelerare, non significa per forza andare a rete. Significa sentire dentro l’aggressività, sentire la voglia, il desiderio di porre fine al punto, di fare male all’avversario… Sentirlo in ogni colpo…

Durante la partita, sbagliai a dare un’indicazione. Chiesi a Francesco di fare sempre serve and volley, dato che le cose non erano esaltanti al servizio… Glielo chiesi per dare una variazione…. Gli chiesi di farlo su prima e seconda di servizio così che lo provasse, lo migliorasse punto dopo punto….Gli chiesi di non demoralizzarsi se sbagliava una volee, ma di riprovarci il punto successivo… Lo fece in alcuni punti, in altri no. Mi sbagliai perché questa è un’indicazione che mai gli chiesi e andrebbe provata in allenamento… Gli ho fatto commettere un passo in più del dovuto. Mi dispiace perché questo destabilizzò il buon Francesco e lo invitò a una crisi che durò per tutto l’incontro.

  • Giovanni M.

L’eroe fu Giovanni… Non solo nel vincere l’unica partita dell’incontro… Ma anche per quel recupero straordinario oltre che clamoroso. Palla corta e lui, nella sua eleganza quanto disinibizione allo stato braso, corse forte e si allungò e fece rimbalzare la palla sul nastro e poi sulla riga con un incrociato tra i più stretti visti dallo scriba in su vita… Brava!

Brava anche per avere insistito nel servire due seconde buone piuttosto che una prima a 300 e una seconda a 2. Brava! Brava anche per il suo costante istinto ribelle nei confronti del maestro, brava anche per la consapevolezza di essere rigido nel cambiarsi e per provare a cambiarsi. Brava!

Però… meno parole! Credo che la vittoria sia figlia anche, e sottolineo anche, per un commento ad alta voce durante uno scambio che probabilmente disturbò l’avversario facendolo commettere un errore in un momento molto importante del tie break decisivo… Meno parole, più pratica!

  • Francesco S._Gianmaria M.

Coppia improvvisata con consapevolezza…. Ci sta la sconfitta. Un ottimo Francesco, solido, costante, maturo rispetto all’anno scorso… Bravo! Un Gianmaria che ci prova, ci prova, e riuscirà! Gianmaria sa… Deve mettere in pratica ciò che sa, deve violentarsi dolcemente per smuovere in sé quell’Energia che gli permetterà di riuscire a mettere in pratica ciò che sa.

 

6 novembre 2016

Sono un po’ in difficoltà, perché non riesco del tutto a esprimere ai miei allievi il mio pensiero, ciò in cui credo, e ad esprimere il mio metodo, ovvero lo stesso metodo che io applico su me stesso.

Ai miei allievi do degli spunti, li ascolto, cerco di farli lavorare sui loro limiti. Ma il tutto rimane in superficie… Non fornisco loro un metodo che vada in profondità.

Io quando gioco, continuo ad ascoltare me stesso, le mie gestualità. Sto in contatto totale con le mie emozioni. Gioco con le mie emozioni, ci lavoro. Se c’è paura, la sento. Se c’è spavalderia, la sento. Se c’è tensione, la sento. Se c’è una sensazione di superiorità, la sento. Se c’è sensazione di non riuscire, la sento. Riconosco tutte queste emozioni e provo a entrarci.

Ad esempio, provo a vedere che cosa succede a fare quello che la paura mi induce a fare (scappare da una situazione)… e vedo che cosa succede….. Un’altra volta provo a vedere che cosa succede a fare quello che la paura mi invita a non fare (avere coraggio e andare contro la paura) e vedo che cosa succede…

Il contatto continuo con le mie emozioni, con le mie sensazioni è anche un modo per rimanere vigile, dentro. Ma anche fuori. Da dentro nasce anche la consapevolezza verso ciò che fa l’avversario, verso ciò che sente l’avversario. Ci sono dei momenti in cui ho una tale sicurezza di ciò che ho dentro che ho la certezza che se faccio con convizione una certa cosa il punto lo vinco io… Come quasi a prevedere il futuro, perchè è tutto (o quasi) un gioco di emozioni, come la vita.

A volte, durante una partita, non è tanto la tattica ad avere la meglio, ma è proprio l’emozione. So che se faccio con convinzione e rilassatezza una cosa, un’azione, che può essere l’andare a rete con continuità oppure rimanere lontano dalla riga di fondo e tenere un palleggio parabolico e arrotato, il punto lo porto a casa io. Ovviamente di fronte c’è un avversario, il quale può avere una bravura che può fare crollare il mio tentativo… ma in un contesto di parità di livello tecnico, so che il mio tentativo, se svolto con convinzione e rilassatezza, funziona.

E’ questo che vorrei esprimere ai miei allievi. Non lo riesco a fare sia per una mancanza di coraggio (il parlare di cose che hanno una rilevante profondità può scatenare forti dubbi e dunque reazioni negative che spesso non ho voglia di fronteggiare) sia per una mancanza di tempo (l’essere in contatto con gli allievi per una sola ora a settimana mi porta a privilegiare esercizi e cose più immediate e facili da interpretare).

Ma voglio esprimere il mio metodo. Non mi sentirò mai soddisfatto se non lo condividerò con convinzione con i miei allievi.

Ci sono partite che ho vinto perchè ho scelto di rimanere in contatto con una particolare emozione durante il corso di tutta la partita.

Ne ricordo una durante la quale ero in difficoltà e poi ho cercato di immaginarmi cattivo, aggressivo, senza scrupoli. Ho cercato di sentire dentro di me la cattiveria e di mantenerla sino alla fine. La partita è cambiata in modo esponenziale.

Ci sono state volte in cui non ho avuto il coraggio di fronteggiare una paura e sapevo che se l’avessi fatto (e avevo le carte per farlo) avrei vinto. Ricordo una finale persa…. Ho vinto magnificamente il primo set. All’inizio del secondo set, mia sorella mi ha dato una voce: “Avanti così Gabry… mi raccomando”. Intendeva di rimanere aggressivo… Io da sempre soffro i consigli, l’aiuto degli altri… come se debba sempre cavermela da solo. Voglio sempre cavarmela da solo. Ecco… Sapevo che avrei dovuto accettare quel consiglio di mia sorella, perché era un segnale di maturità l’ascoltarlo, era accettare un consiglio, era accettare un condizionamento esterno… Ma avevo fastidio ad accettarlo…. Sapevo che la chiave della vittoria sarebbe stata l’accettare quel consiglio, con serenità… Una parte di me non ha voluto… Non ha avuto il coraggio e lo sapevo.

Da quel momento non ho più giocato come avevo fatto. Ho perso male il secondo set e pure la partita e l’occasione di vincere un torneo difronte a tutta la mia famiglia.

E’ stata una bruciante sconfitta. L’ennesima che mi ha portato a consapevolizzare. So che in quei momenti devo accettare il condizionamento, devo sorridere, devo avere coraggio. Ho la fortuna di sapere riconoscere l’emozione di fastidio dovuta a un semplice sonsiglio. Ergo, devo avere il coraggio di combatterla.

Questo e mille altre cose voglio comunicare ai miei allievi.

Certamente il conoscere se stessi parte da fuori dal campo. Ogni momento, ogni azione, è un’occasione per fare emergere emozioni e riconoscerle e guidarle, dominarle, sfruttarle. Da lì si può poi provare la stessa cosa in campo, con grandi risultati. Che sia un metodo che funziona solo con me? Ho forti dubbi.

 

Sabato 5 novembre 2016

 

IN OCCASIONE DELLA 3a GIORNATA DEL CAMPIONATO A SQUADRE MASCHILE ENDAS

 

  • Giovanni

Non appena entrato in campo, il buon Giovanni risponde così alla domanda dell’avversario “Iniziamo a scaldarci da fondo o da metà campo?: “Da metà campo”. Questa è evoluzione per un uomo che fino a poco tempo fa inizava la pratica in forma esplosiva. Brava!

L’avversario fu superiore, lo è, in ogni forma. E’ un dato di fatto così come il dato di fatto che i migliori li becca sempre il buon Giovanni. 

Ottima l’intuizione del uon Giovanni che è meglio fare due buone “seconde”, piuttosto che una prima a duecento e una seconda a 1. Il servizio si evolve. Per il resto è la prima partita dopo mesi e sarebbe stata dura anche contro un giocatore di pari categoria.

  • Livio

Primo singolo ufficiale dopo mesi. Con le diffocoltà conseguenti.

L’inizio è dei migliori. Sicurezza, aggressività, voglia di giocare. Forse troppa voglia. O meglio, troppa carica. Lo si vede dalle discese a rete spesso agitate, poco controllate, poco tranquille.

Ottima l’intuizione di creare le basi per arrivare alla partita più scarico, più rilassato (ad esempio, vado a correre prima di una partita cosi da arrivare stanco e sentire meno la tensione). Vedremo la prossima volta. Sicuramente è una chiave. Ma non potrà essere l’unica: noto un’insicurezza in alcuni gesti tecnici (top spin). Urgono ripetute per sentire in sicurezza tali colpi.

Tuttavia preme sottolineare come nei primi games anche tali colpi funzionavano e dunque arrivo a tal sentenza: è soprattutto una questione psicologica. Anche se, nei momenti di difficoltà, forse una maggiore sicurezza nei colpi può fare la differenza per ritrovare lo stato di grazia.

Il fisico c’è, Livio. Lo sai. Ottima la voglia e la predisposizione a migliorarti.

  • Gianmaria

Avversario superiore, lo sai. Ma sai che non deve interessare questo. Bisogna lavorare su ciò che sai, sempre.

Sulla pazienza e sulla ricerca delle cose semplici. 

Mi sento di avere ragione su questi punti, ma credo di avere sbagliato il modo: inutile chiederti di fare il back o il top in forma tranquilla e poco tagliata quando non hai ancora le carte tecniche per realizzare questi colpi. O per lo meno, non ce le hai del tutto. Urgono dunque ripetizioni in tal senso, sul far girare poco la palla. Sul dare all’avversario o al compagno palle morbide e poco taglienti. Sul mandare di là una palla in più, sempre. Quando sarai sicuro nel corpo e dunque nell’aspetto tecnico riguardo a questi colpi, allora possiamo mettere in pratica una tattica in tal senso in campo. Riuscirai, riusciremo.

Il servizio lo considero più evoluto, tecnicamente: qui l’invito è già da ora il trovare due discrete seconde piuttosto che una prima e una seconda.

  • Doppio Alessandro M. _ Alessandro C.

E’ la seconda partita ufficiale insieme, dunque mi aspettavo i miglioramenti che ho visto in allenamento.

Ci sono stati, nella solidità e nel fare cose semplici e finalizzate al non sbagliare e dunque anche e soprattutto nel vincere la partita. Bravi!

Ho visto pochi miglioramenti però a livello di variazione. Poche volte vi siete trovati insieme a rete, poche volte avete “rotto” lo schema uno dietro l’altro a rete provando delle discese a rete durante lo scambio. Ho visto pochi baskspin (colpo ottimo per potere salire a rete in tranquillità anche di fronte ad avversari che prediligono il pallonetto) o smorzate finalizzati a scendere a rete.

Poche volte avete lavorato con l’obiettivo di migliorare. Avete dato la priorità alla vittoria e ci può stare. Ma sappiate che se di fronte avete dei più abili avversari, questi vi constringeranno a variare perché saranno loro a variare. E se non vi allenate nella variazione non sarete in grado di gestire una situazione che cambia in corso della partita. E lo stesso obiettivo di vittoria sarà difficilmente raggiungibile. 

Sono contento della vittoria, che porta vanti la tradizione che presso le Mimose noi vinciamo solo il doppio. ma a me interessa il miglioramento più della vittoria (la quale è sempre un confronto con avversari, i quali possono essere più bravi a prescindere dei nostri miglioramenti).

 

30 ottobre 2016

IN OCCASIONE DELLA 2a GIORNATA DEL CAMPIONATO A SQUADRE MASCHILE ENDAS

 

La Pratica fa la differenza. Eh sì. Rispetto al fine settimana scorso, soltanto Francesco G. ha ripetuto la presenza. Ergo per tutti gli altri era “la prima”… E la prima, per sua natura, è difficile che vada per il verso giusto. La Pratica fa la differenza.

E la differenza la fa il mettere in pratica ciò che funziona in allenamento o ciò che si sente possa funzionare… E ci vuole Pratica, attenzione, dedizione, calma, capacità di scegliere.

 

  • Francesco S.

per lui è una vittoria. Mette in pratica con semplicità la sua tecnica che sempre va crescendo. Ci prova con tutto se stesso. Riesce a tenere testa a un ragazzo più avanti nel Percorso. Tiene il servizio in un momento cruciale con grande sofferenza. E strappa il servizio all’avversario dopo mille volte che ci ha provato: ci è riuscito rispondendo con coraggio, cogliendo l’invito a stare più in campo provando a non subire (come fino ad allora) la buona prima dell’avversario. Bravo Francesco.

 

  • Francesco G.

anche per lui è una vittoria. Esce per diverse volte da una situazione scomoda e difficile, rimontando un ottimo avversario completo in ogni gesto tecnico. Da migliorare la ricerca della palla nel diritto (credo sia una questione di Sentire, di posizione del corpo, di tempi, di  gambe…) e provare a capire il perché emozionale di un filotto negativo di 5 games a 0 che lo ha portato, difatto, a perdere il secondo set. Lavorare anche sul continuare sulla tattica vincente. La salita a rete funzionava… Ad un tratto il caro Francesco smise di praticarla. Guardiamo, come dice lui stesso, il bicchiere mezzo pieno. Con la fiducia che prima o poi sarà pieno.

 

  • Alessandro M.

una sconfitta che brucia. Lo so. Da capire i motivi emozionali del tutto. Lavorare sulla capacità di aggredire senza esagerare, sulla capacità, al momento di chiudere la partita, di accettare la paura di vincere e avere più coraggio e fiducia… La Pratica di questi momenti, il trovarsi più volte in simili occasioni, aiuta a vincere o a gestire meglio questi momenti. Ma bisogna avere più attenzione, più voglia di migliorare abbandonando l’”Ego” e raggiungendo l’essenza. Non seguendo quella voce che ci dice che siamo superiori all’avversario…. Questa voce va ascoltata, certo, ma allo stesso modo bisogna accettare di non essere ancora pronti e che ci vorrà ancora tempo, diverso tempo per raggiungere l’obiettivo. Se lo si vuole con umiltà, Accadrà.

 

  • doppio Alessandro M_Alessandro C.

C’è la sintonia meravigliosa di due amici di sempre. Però bisogna lavorare sul dialogo, sullo scambio continuo di opinioni, sia a livello tattico sia a livello psicologico. Da accettare gli errori dei singoli, così come quelli di coppia, data la non abitudine a giocare partite ufficiali. Ci vuole più lavoro di coppia, più tentativo di scendere insieme a rete, più messa in pratica dello scambio di posizioni per mettere in difficoltà gli avversari, più pazienza nello scambio da fondo per cercare di mettere in condizioni il compagno a rete di arrivare a colpire con facilità al volo. Bisogna anche essere più flessibili tatticamente. Se una cosa non funziona per un paio di volte, provarne un’altra sfruttando il buon bagaglio tecnico che si ha. Ci lavoreremo in allenamento.

 

 

Ottobre 2016

La Pratica Quotidiana… Il Continuo Svoltare.

Non siamo qui per un’ora la settimana… O meglio, possiamo non esserlo… Metaforicamente, energeticamente, possiamo essere Qui sempre. Qui ed Ora…

Il Percorso è tale, può essere tale… Ovvero un Percorso: ogni giorno, ogni Momento, Sempre.

La Costanza premia. Non pensate che questa ora la settimana possa cambiare le cose. Non le cambierà se non c’è una Costante ed Equilibrata Pratica.

Parlo del Tennis come Strumento di Crescita fisica, mentale e spirituale. Ma mi riferisco anche, in generale, a tutto ciò che può essere Crescita fisica, mentale e spirituale.

Siamo Qui per una Cosa Seria, anche se la possiamo vivere con il sorriso e/o con la risata.

Non sottovalutiamo l’errore in un momento decisivo di una partita, ridendoci sopra… Sorridiamoci, certo… ma cerchiamo di capire perché lo commettiamo sempre, sempre in quel momento, sempre in quel modo. Lì ci può essere la Chiave… Dietro a quell’emozione che ci fa sbagliare ci può essere lo stesso motivo che ci induce a sbagliare anche nella vita.

Ciò che succede su di un campo da tennis può essere l’immagine riflessa di ciò che ci succede nella vita.

Non mi interessa la Superficialità di un’ora di tennis. O meglio, mi interessa soprattutto altro… Mi interessa ciò che sta sotto.

Non mi interessa più di tanto se i miei allievi escono dalle mie lezioni soddisfatti oppure no. Mi interessa che escano con una maggiore consapevolezza di sé, dei propri limiti, del proprio corpo. Mi interessa che durante la doccia post lezione maturino la volontà di migliorarsi, consapevoli di ciò che possono migliorare e accettandosi per come sono.

E quanto al migliorarsi non mi riferisco al mero gesto tecnico, ma anche e soprattutto ai blocchi emozionali che ci impediscono di riuscire, al non accettare l’errore, alla pigrizia che ci allontana da un lavoro fisicamente faticoso.

Gabriele

 

22 ottobre 2016

IN OCCASSIONE DELLA 1A GIORNATA DEL CAMPIONATO A SQUADRE ENDAS

La Pratica fa la differenza. Ne sono convinto sempre di più. Gli errori di oggi giungono da una pratica ancora insufficiente.

Giocare una volta la settimana, al massimo due, non porta sostanziali miglioramenti. O comunque li porta, ma le conseguenze si vedono a lunga distanza, lunghissima distanza.

I miei ragazzi hanno avuto un atteggiamento esemplare, ne prendo atto. Chi si lamentava con se stesso per gli errori smisurati, gradualmente ha smesso di farlo e il gioco ne ha giovato quasi a portarlo alla vittoria.

Chi già praticava questo comportamento di non critica verso se stesso, ha saputo ribaltare una situazione di crisi sfiorado la vittoria e soltanto una crescita improvvisa dell’avversario gli ha impedito di trionfare.

Chi ha difficoltà a non controllare i propri gesti, votati al bianco o nero e dunque a colpire troppo forte o troppo piano, ha capito, ha provato una via di mezzo, ha provato a colorarsi di grigio… La strada è giusta ma la Pratica è lunga e deve essere regolare e più frequente.

Chi arriva da un percorso tennistico più ampio e da due anni di tennis regolare è riuscito a sfruttare il suo ampio bagaglio tecnico capendo che la variazione è un’arma fondamentale dinanzi a chi non è in grado, tecnicamente, di sfruttarla. Variare ogni colpo, variare di continuo la propria tattica, forte e piano, back e top, rete e fondo, destra e sinistra, corta e lunga. Tutto… La sua partita, da quel momento di presa di coscienza, è cambiata in positivo.

Ragazzi, va bene… Va benissimo. Ma non basta.

“Vincere o perdere non conta… Fai una buona gara, dai tutto, e sarai rispettato. Soprattutto da te stesso”

 

21 giugno 2016

Il vederla con quel muso, tutta la partita. Il vederla innervosirsi, sempre. Il vederla non gioire mai, neanche con gli occhi. Il vederla senza un obiettivo di crescita…. Questo mi ha portato a dichiarare….

Non sopporto più quei musi, quella incapacità di andare Oltre, quella rigidità, quella non accettazione dell’errore, quel sempre pretendere di più da se stessi…
Sempre di più voglio soffermarmi sulla Ricerca.
Vorrei che all’interno delle mie lezioni si affronti prima di tutto il superamento dei Limiti interiori, prima di ogni lavoro tecnico e fisico.

 

2 giugno 2016

La trasferta a Vigevano con le ragazze di Tennis Benessere B, una delle due squadre Fit “rosa”

La sua consapevolezza di non riuscire a liberarsi, di non riuscire a sentirsi libera nel lasciarsi andare completamente….

La loro coesione, determinazione, voglia, passione. La loro vittoria. Il fatto che il Tennis, in quei momenti, è la loro Vita.

Tutto ciò è Vitale. Cosa è più importante? Forse nulla.

 

7 febbraio 2016

Considerazioni su di un allievo impegnato in una partita

Perché è stato un eroe?
Perché ha saputo gestire la fretta durante lo scambio, la fretta di sempre.
Ha saputo gestire la sua tendenza ad andare a rete sempre e comunque, a prescindere, anche quando non conviene.
E’ stato un eroe perché ha messo in pratica tutto questo dopo aver perso i primi due set.
Chi risorge, chi sa migliorarsi, è come l’araba fenice. E’ come tirare fuori il muso e (ri)prendere il volo…

 

12 dicembre 2015

Sensazioni durante il Torneo dell’Amicizia Femminile

Il Tennis è tutto, o quasi, una questione di emozioni, di registrare dentro, di cogliere l’occasione, di risorgere dopo un errore, dopo una sconfitta.

E’ bellissimo il vedere la passione sul viso, il vedere quanto ci tiene.

E’ bellissimo il volere riuscire.

E’ bellissimo il volere rimanere anche dopo le partite per fare due palleggi come a significare che “non basta”.

E’ bellissimo il sentire che tutta la vita è dentro al campo da tennis. E’ bellissimo quando durante una partita non si pensa ad altro che alla partita.

E’ bellissimo il coinvolgere.

E’ brutto il vedere i limiti, le rigidità.

E’ da eroi il saperli riconoscere e superare.